Spesati nel lusso dei tropici e super pagati E’ la (costosa) diplomazia targata Ue
07.12.2010 20:43
Dalle Fiji a Barbados, passando per Mauritius e Seychelles. Nei paradisi tropicali di tutto il mondo le ambasciate europee e i loro dipendenti vivono nel lusso, con stipendi e bonus da capogiro e un orario di lavoro striminzito. Alla faccia dei contribuenti. A svelarlo è un’inchiesta del britannico Sunday Times.
E’ la diplomazia, bellezza. Targata Ue. “Mentre i governi degli stati membri tagliano la spesa pubblica e aumentano le tasse, gli euroburocrati sparsi per i cinque continenti conducono vite da nababbi”, scrive il domenicale del Times. L’European External Action Service (Eeas) è appena stato inaugurato in sordina e con poco clamore dalla ministra degli esteri europea, la baronessa Catherine Ashton. La britannica, ex sottosegretario laburista è il politico donna che guadagna di più al mondo, con un salario di 387.000 euro all’anno. Sotto la sua guida lavorano 7.000 persone in 136 Paesi e gestisce un budget totale di 7 miliardi di sterline. L’Eeas comprende 136 ambasciatori “con contratti molto generosi”, sottolinea il giornale. Guadagnano fino a 220.000 euro all’anno grazie ai vari benefit. Per esempio la diaria giornaliera, che dipende dal Paese in cui sono dislocati, un contributo per la casa, un bonus se nasce un figlio o si adotta, un altro per mandarlo a scuola. Auto blu con autista, personale al completo, dal cuoco al giardiniere, viaggi in prima classe per tutta la famiglia per tornare in patria, assicurazione sanitaria, contributo per l’acquisto di mobili e molto altro.
Almeno 130 di loro, evidenzia il Sunday Times, hanno un salario superiore a quello del premier britannico David Cameron (che percepisce 167.000 euro all’anno). Gli ambasciatori inoltre godono di un massimo di 15 settimane di ferie. E la loro giornata lavorativa in media termina alle 4 del pomeriggio. Soprattutto nelle località caraibiche e dell’oceano indiano. Dove il lavoro si mescola alla vacanza perenne.
Sull’isola di Mauritius, per esempio, vive Alessandro Mariani, dipendente della Commissione Europea dal 1994, con vari incarichi, soprattutto in Africa. Con la moglie e i due figli alloggia in una splendida villa vicino alle Goodlands, una delle location più costose dell’isola. Lo staff dell’ambasciata Ue è composto da18 europei e 19 impiegati locali. “L’isola è minuscola, misura 45 chilometri per 85 – spiega il domenicale – E tanto per fare un esempio l’ambasciata britannica impiega solo quatto persone”. La presenza degli europei è un mistero. Almeno per la gente e gli imprenditori del luogo, che non hanno ancora capito la funzione di una rappresentanza diplomatica permanente.
Alle Fiji, invece, la delegazione è composta da 35 persone. L’ambasciatore, l’olandese WiepkeVan Der Goot, vive in una tenuta in riva al mare. “Dal 2005 a oggi l’Europa ha speso 38 milioni di sterline in progetti per l’educazione e le infrastrutture”. A Barbados lo staff è di 45 persone. Il capo della delegazione, lo spagnolo Valeriano Diaz, guadagna 150.000 sterline l’anno. Ma la Ue ha voluto mettere il suo zampino burocratico anche nelle sperdute isole di Vanuatu, Solomon e Papua Nuova Guinea (7, 11 e 23, il rispettivo numero degli impiegati nello staff). “Perfino a Bruxelles, sede del Parlamento europeo, c’è un’ambasciata con venti dipendenti”, si stupisce il giornale inglese. “La giornata lavorativa di molte persone è in pratica una vacanza prolungata. E il conto lo pagano i contribuenti, i cittadini degli stati membri”, ha commentato l’europarlamentare tedesco Ingeborg Graessle, che si batte per la trasparenza degli organi europei.
Il budget dell’Eeas raggiungerà il prossimo anno i 470 milioni di euro e continuerà a crescere. “E’ ormai diventato un gigante burocratico ma rimane un nano in termini di diplomazia – critica Mats Persson, direttore della think-tank britannica Open Europe – In molti Paesi la presenza di un’ambasciata è inutile e dispendiosa, non fa che succhiare finanziamenti che potrebbero invece essere spesi dai Paesi membri nella loro economia interna”.
Un'inchiesta del Sunday Times racconta "la casta" dell'Unione europea: “Mentre i governi degli stati membri tagliano la spesa pubblica e aumentano le tasse, gli euroburocrati sparsi per i cinque continenti conducono vite da nababbi”. E guadagnano più del premier David Cameron
E’ la diplomazia, bellezza. Targata Ue. “Mentre i governi degli stati membri tagliano la spesa pubblica e aumentano le tasse, gli euroburocrati sparsi per i cinque continenti conducono vite da nababbi”, scrive il domenicale del Times. L’European External Action Service (Eeas) è appena stato inaugurato in sordina e con poco clamore dalla ministra degli esteri europea, la baronessa Catherine Ashton. La britannica, ex sottosegretario laburista è il politico donna che guadagna di più al mondo, con un salario di 387.000 euro all’anno. Sotto la sua guida lavorano 7.000 persone in 136 Paesi e gestisce un budget totale di 7 miliardi di sterline. L’Eeas comprende 136 ambasciatori “con contratti molto generosi”, sottolinea il giornale. Guadagnano fino a 220.000 euro all’anno grazie ai vari benefit. Per esempio la diaria giornaliera, che dipende dal Paese in cui sono dislocati, un contributo per la casa, un bonus se nasce un figlio o si adotta, un altro per mandarlo a scuola. Auto blu con autista, personale al completo, dal cuoco al giardiniere, viaggi in prima classe per tutta la famiglia per tornare in patria, assicurazione sanitaria, contributo per l’acquisto di mobili e molto altro.
Almeno 130 di loro, evidenzia il Sunday Times, hanno un salario superiore a quello del premier britannico David Cameron (che percepisce 167.000 euro all’anno). Gli ambasciatori inoltre godono di un massimo di 15 settimane di ferie. E la loro giornata lavorativa in media termina alle 4 del pomeriggio. Soprattutto nelle località caraibiche e dell’oceano indiano. Dove il lavoro si mescola alla vacanza perenne.
Sull’isola di Mauritius, per esempio, vive Alessandro Mariani, dipendente della Commissione Europea dal 1994, con vari incarichi, soprattutto in Africa. Con la moglie e i due figli alloggia in una splendida villa vicino alle Goodlands, una delle location più costose dell’isola. Lo staff dell’ambasciata Ue è composto da18 europei e 19 impiegati locali. “L’isola è minuscola, misura 45 chilometri per 85 – spiega il domenicale – E tanto per fare un esempio l’ambasciata britannica impiega solo quatto persone”. La presenza degli europei è un mistero. Almeno per la gente e gli imprenditori del luogo, che non hanno ancora capito la funzione di una rappresentanza diplomatica permanente.
Alle Fiji, invece, la delegazione è composta da 35 persone. L’ambasciatore, l’olandese WiepkeVan Der Goot, vive in una tenuta in riva al mare. “Dal 2005 a oggi l’Europa ha speso 38 milioni di sterline in progetti per l’educazione e le infrastrutture”. A Barbados lo staff è di 45 persone. Il capo della delegazione, lo spagnolo Valeriano Diaz, guadagna 150.000 sterline l’anno. Ma la Ue ha voluto mettere il suo zampino burocratico anche nelle sperdute isole di Vanuatu, Solomon e Papua Nuova Guinea (7, 11 e 23, il rispettivo numero degli impiegati nello staff). “Perfino a Bruxelles, sede del Parlamento europeo, c’è un’ambasciata con venti dipendenti”, si stupisce il giornale inglese. “La giornata lavorativa di molte persone è in pratica una vacanza prolungata. E il conto lo pagano i contribuenti, i cittadini degli stati membri”, ha commentato l’europarlamentare tedesco Ingeborg Graessle, che si batte per la trasparenza degli organi europei.
Il budget dell’Eeas raggiungerà il prossimo anno i 470 milioni di euro e continuerà a crescere. “E’ ormai diventato un gigante burocratico ma rimane un nano in termini di diplomazia – critica Mats Persson, direttore della think-tank britannica Open Europe – In molti Paesi la presenza di un’ambasciata è inutile e dispendiosa, non fa che succhiare finanziamenti che potrebbero invece essere spesi dai Paesi membri nella loro economia interna”.
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ISCRIVERSI ALLA FISAC CGIL
20.02.2011 13:31
F federazione
I italiana
S indacale
A...
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La Busta Paga
07.12.2010 22:10
La Busta paga o Foglio Retribuzione è il dettaglio degli emolumenti che vengono corrisposti dall’impresa al personale dipendente. Può trattarsi dell’erogazione dello stipendio o anche del pagamento della Tredicesima mensilità, del Premio di Produttività o dell’Incentivo aziendale:...
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Camusso: patrimoniale e riforma fiscale per una nuova stagione
18.12.2010 19:38
I provvedimenti del governo” ha dichiarato il Segretario Generale CGIL in un'intervista a 'L'Unità', “hanno peggiorato la situazione, mentre alcuni Paesi europei crescono l’Italia rimane ferma. Servono riforme, ma non certo quelle che ha in mente Confindustria”
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Nelle banche, già a partire dal 2 settembre 1943, in pochi mesi ben diciassette Commissioni Interne sono ricostituite. Da subito si caratterizzano per le rivendicazioni economiche e per le significative lotte finalizzate a conquistare il diritto al lavoro.
di credito.
Anche in Banca d’Italia, pochi giorni dopo la Liberazione, il 13 giugno, si costituisce un Comitato Interno Provvisorio fondato dai rappresentanti del personale appartenenti al Quadripartito Politico, emanazione diretta del CLN. Il Comitato Interno Provvisorio si pone l’obiettivo, in via prioritaria, di ripristinare taluni organismi democratici aziendali, ma soprattutto di riammettere in servizio i lavoratori ebrei e i dipendenti licenziati a seguito dell’accusa di sovversivismo. 
nubilato per cui, in caso di matrimonio, l’azienda può procedere al licenziamento della lavoratrice. Sposarsi è considerato un reato. Tale norma sarà abolita solo nel 1963.
dell’avventiziato, le assunzioni per concorso pubblico.
Nel dicembre del 1969 comincia una stagione di drammatici attentati (passata alla storia come strategia della tensione) proprio con l'esplosione di un ordigno nella Banca Nazionale dell'Agricoltura a Milano.
rivendicare aumenti uguali per tutti e rivendicazioni sociali come principio di unità di classe.
Nel 1977 viene approvata la legge 903 che rappresenta la più importante svolta culturale nei confronti delle donne. Con questa legge si passa dal concetto di tutela per la donna lavoratrice al principio del diritto di parità nel campo del lavoro e si introducono i primi elementi di condivisione della cura dei figli. Sono battaglie che permettono di realizzare un’esperienza collettiva che in pochi anni ha trasformato le coscienze e la vita delle donne. La donna, oltre alla parità, rivendica il diritto all’autodeterminazione nella vita privata e nella società, rivendica il pane e le rose: il diritto a scegliere la sua vita, il diritto al lavoro e alla felicità.
Dopo solo pochi mesi, il 14 febbraio del 1984, la neonata FISAC vive una delle pagine più difficili della storia della CGIL: il lacerante accordo di San Valentino sulla scala mobile. Per fortuna, nel nostro settore, nonostante un duro confronto, i riflessi negativi saranno marginali.
Con la legge Amato del 1990 il sistema bancario, per anni disegnato come la “foresta pietrificata”, entra in una fase di rivolgimenti radicali: cambia il modo di fare banca, cambia il lavoro in banca. Nelle banche di diritto pubblico e nelle casse di risparmio cambiano soprattutto le regole e gli assetti contrattuali che incidono sulle condizioni di un’ampia parte della categoria.